1909-1911 - PRATI DI CAPRARA
Il primo campo di allenamento e di gioco del Bologna FC fu ricavato nell'immensa distesa della Piazza d'Armi presso i Prati di Caprara, fuori Porta San Felice, nell'area dove oggi sorge l'Ospedale Maggiore. Le porte non erano fisse, ma venivano montate e smontate all'occorrenza.
FOTO: Il Campo - Il folto pubblico assisteva in piedi all'incontro (NELLA FOTO BOLOGNA – INTERNAZIONALE 16 MAGGIO 1910)
1911-1913 – Campo CESOIA
Nel febbraio 1911 l'attività agonistica dei rossoblu si trasferì in località Cesoia (partita inaugurale tra Bologna FBC e Venezia F.C.) , fuori Porta San Vitale. Il campo fu ricavato in una zona priva di costruzioni lungo via Massarenti, che allora si chiamava strada San Vitale, nel tratto compreso tra le attuali via della Cesoia e via Paolo Fabbri.
Ancora oggi, al numero 90 di via Massarenti, si trova il ristorante Cesoia, nello stesso stabile, al primo piano del quale, vennero ricavati gli spogliatoi per gli atleti.
Il campo aveva finalmente porte fisse ed era delimitato da uno steccato. Fu inoltre realizzata una piccola tribuna in legno e juta.
1913-1926 - Campo STERLINO presso VILLA HERCOLANI
Le Fotografie mostrano visione aerea della zona dove sorgeva il campo dello Sterlino: a nord si vede la via Toscana, a sud il canale di Savena, sulla destra il viale alberato che conduceva alla Villa Hercolani. Ora l'area è occupata dalla piscina e dalle altre strutture del centro sportivo Sterlino. Da notare la bellissima tribuna coperta di cui era dotato il campo.
Il 30 novembre 1913 fu inaugurato, prima del match di campionato Bologna - Brescia, il nuovo campo di gioco del Bologna F.C., in località Sterlino, fuori porta santo Stefano lungo la via toscana. il campo si trovava lungo il pendio che scendeva dalla villa dei principi Hercolani. Il campo fu circondato da una staccionata e dotato di comode tribune in muratura e tettoia. L'unico inconveniente era dato dalla leggera inclinazione del terreno.
1927 – LITTORIALE oggi STADIO RENATO DALL'ARA
1925 - 1926 la nascita. Nel 1925 Leandro Arpinati (1892-1945), segretario federale del Fascio di Bologna, lancia una sottoscrizione pubblica per reperire i fondi necessari alla costruzione di un grande impianto polisportivo.
Il suo potere in città è enorme, quasi incontrollato: è giunto il momento di un'impresa che suggelli la vittoria del fascismo e ne mostri le grandi capacità anche in ambito architettonico, con un'opera degna degli antichi romani.
Ma ci vogliono molti soldi, anche se non si è mai saputo quanti. Arpinati chiede alle aziende bolognesi di ogni settore un versamento "volontario" (in realtà coatto) di almeno 1000 lire (corrispondenti a 728 euro), un milione (728.000 euro) arriva dal governo, 3 milioni (2.186.000 euro) dal PNF (Partito nazionale fascista).
Il 12 giugno 1925 il re Vittorio Emanuele III posa la prima pietra e dopo solo due anni, il 31 ottobre 1926, Mussolini lo inaugura davanti a decine di migliaia di uomini della MVSN (Milizia volontaria per la sicurezza nazionale).
Lo Stadio, l'elemento più importante del complesso polisportivo denominato il Littoriale, non è ancora del tutto terminato, ma è già imponente: le caratteristiche tecniche, in particolare l'uso del calcestruzzo armato, ne fanno una delle più ardite costruzioni d'Europa. La piscina coperta, riscaldata d'inverno, e la grande piscina scoperta, hanno pochi eguali nell'Italia dell'epoca.
Il progetto del grande complesso polisportivo è dell'ing. Umberto Costanzini (1897-1968), ingegnere capo dell'Ufficio tecnico della Casa del Fascio; un ruolo importante viene svolto anche dall'architetto Giulio Ulisse Arata (1881-1962), specialmente per la parte architettonica, ma entrambi lavorarono seguendo le direttive di Arpinati, la vera mente del progetto, il "silenzioso operante", come l'aveva definito lo stesso Mussolini.
Il Municipio di Bologna non fu minimamente coinvolto nel progetto e nella realizzazione: il Littoriale doveva dimostrare le grandi e autonome capacità organizzative e costruttive del fascismo bolognese.
INAUGURAZIONE MAGGIO 1927
Il Littoriale viene inaugurato ufficialmente con la partita Italia-Spagna nel maggio 1927, ma lo stadio ospiterà dal 26 giugno anche la prima di una lunga serie di esposizioni fieristiche, le Esposizioni Riunite, che prima si svolgevano alla Montagnola o a palazzo Fantuzzi, in via San Vitale, diventando così anche un punto di riferimento per l'economia cittadina.
Arpinati intanto è diventato il primo podestà di Bologna (26 dicembre 1926), nonché presidente della FIGC (Federazione italiana gioco calcio) ed in seguito del CONI (Comitato olimpico nazionale italiano): le prestigiose cariche ricoperte gli permetteranno di organizzare a Bologna importanti avvenimenti sportivi.
LA TORRE DI MARATONA OTTOBRE 1929
Il progetto di Arpinati giunse però a compimento solo nell'ottobre 1929, VII anniversario della marcia su Roma, quando fu inaugurata la torre di Maratona, progettata da Giuli o Ulisse Arata. Con i suoi 42 metri di altezza, contribuiva in modo determinante all'effetto di "romana grandezza" voluto da Arpinati, innestandosi su un edificio che già ricordava il Colosseo.
In cima al pennone della torre fu installata una Vittoria alata con fascio littorio, e in corrispondenza della grande nicchia una imponente statua di bronzo di Mussolini a cavallo, opera dello scultore Giuseppe Graziosi.
Arpinati, diventato nello stesso anno sottosegretario agli interni, era ormai il numero due del regime e il completamento del Littoriale testimoniava all'Italia non solo la potenza del fascismo, ma forse ancora di più quella dello stesso Arpinati, che rischiava così di fare ombra a Mussolini.
La stella del "ras dei ras" stava per tramontare, ma nel frattempo il Littoriale aveva profondamente modificato l'immagine della città, non più rappresentata soltanto dalle due torri e da altri monumenti storici, ma sempre di più dalla "mole arpinatiana", che campeggiava su giornali, guide turistiche, pubblicazioni di ogni genere.
Nell'aprile del 1933 Arpinati cadde in disgrazia per dissidi con Mussolini e con Achille Starace, segretario del PNF. Nel 1934 fu arrestato e inviato al confino.
Da un giorno all'altro Arpinati, il capo indiscusso del fascismo bolognese, smise di esistere: il suo nome non doveva essere pronunciato, i suoi uomini subirono epurazioni, la sua opera fu sistematicamente demolita, ma la Casa del Fascio e il Littoriale non potevano essere materialmente cancellati.
"Anche il Littoriale, in un certo senso, subì le conseguenze della disgrazia politica del suo costruttore. Le foto della 'mole arpinatiana' sparirono dai giornali, il suo nome dai titoli e non fu più indicato come il simbolo della nuova era politica. In pratica fu declassato a quello che avrebbe dovuto essere sin dall'inizio: un contenitore di avvenimenti sportivi, mercantili e culturali".
Dopo 10 anni fu la volta di Mussolini: il 26 luglio 1943, il giorno dopo la caduta del fascismo, la folla festante distrusse i simboli del regime, tra cui la statua del Littoriale. La testa della statua fu trascinata per le vie della città, mentre il cavallo, troppo pesante, rimase al suo posto, senza il corpo di Mussolini, ma con gli stivali ancora nelle staffe. Intanto, a seguito dei bombardamenti alleati, i locali del Littoriale, dove ormai non si svolgevano più eventi sportivi o fieristici, si riempirono di sinistrati e sfollati, come tragico effetto della sconfitta del fascismo.
DAL 1945 - STADIO COMUNALE
Nel 1947 il cavallo di Mussolini, un po' macabro con gli stivali ancora sui fianchi, fu tolto dalla torre di Maratona ed utilizzato dallo scultore Luciano Minguzzi per realizzare le due statue dei partigiani attualmente a porta Lame.
Lo Stadio, non più Littoriale, riprese lentamente ad ospitare manifestazioni sportive (calcio, atletica, pugilato etc) ma anche politiche, religiose e musicali. Il 26 giugno 1955, ad esempio, una folla enorme seguì l'incontro di pugilato tra Francesco Cavicchi, di Pieve di Cento, e il tedesco Heinz Neuhaus, mentre il 28 giugno 1959 Palmiro Togliatti concluse allo Stadio la Conferenza regionale del PCI.
Memorabile il concerto di Patti Smith del 9 settembre 1979, ed i concerti degli U2 (17-18 luglio 1993) e di Vasco Rossi (vari concerti a partire dal 1993).
1983 – INTITOLAZIONE A RENATO DALL'ARA
nel 1983 fu deciso di intitolarlo alla memoria di Renato Dall’Ara, mitico presidente del Bologna per 30 anni, dal 1934 al 1964, quando scomparve alla vigilia del vittorioso spareggio contro l’Inter che valse la conquista del settimo ed ultimo scudetto della storia rossoblù.
MONDIALI DEL 1990 - RISTRUTTURAZIONE
Il momento più importante degli ultimi 60 anni dello Stadio, è però lo svolgimento dei mondiali di calcio del 1990, che portano ad una profonda trasformazione della struttura per adeguarla alle nuove norme internazionali.
Il progetto dell'architetto Enzo Zacchiroli e degli ingegneri Piero Pozzati e Franco Zarri ha consentito in particolare di ampliarne la capienza passando da 33.500 posti in piedi a 41.500 posti a sedere e di sostituire la pensilina con una nuova struttura a sbalzo in acciaio.
L'intervento, piuttosto delicato considerando che lo Stadio Comunale è un bene culturale sottoposto a tutela, ha tentato di preservare la lettura autonoma del vecchio Littoriale, predisponendo una serie di telai in acciaio che circondano il muro esterno dell'edificio e che sorreggono le nuove gradinate ove sono state create nuove uscite di sicurezza ed una nuova tettoia per la tribuna coperta; un restyling che ha interessato anche l’impianto di illuminazione ed il tabellone elettronico.
Con le attuali restrizioni di sicurezza la capienza è di 38.279 posti a sedere. Il rivestimento esterno ha contribuito ad accostare ulteriormente l’antico e il moderno, rendendo lo stadio “Dall’Ara” un’opera architettonica apprezzata da tutti gli addetti ai lavori.
Questa importante ristrutturazione permette tuttora al "Dall'Ara" di svolgere degnamente il proprio compito, mentre ormai da anni si parla di costruire un nuovo stadio.
Progetto di ampliamento, nuova copertura tribuna e adeguamento alle nuove norme di sicurezza dello Stadio Comunale di Bologna. Prospetto Ovest. Progettisti: Piero Pozzati, Enzo Zacchiroli, Franco Zarri (Studio Zacchiroli Arc.Associati)
NUOVO SECOLO NUOVA TRIBUNA – NASCE LA TERRAZZA BERNARDINI
Con il nuovo secolo parte la ristrutturazione della Tribuna Centrale dello stadio. Questi lavori architettonici rappresentano l’inizio di una serie di progetti e interventi di sviluppo del prestigioso marchio Bologna F.C., fortemente voluti dalla società sportiva. La tribuna centrale ha tre nuovi settori di poltrone denominati Platino, Oro e Argento, oltre ai nuovissimi Salotti Panoramici, ed una nuova collocazione della tribuna stampa. Nel cuore della tribuna è nata inoltre la “Terrazza”, che il Dott. Gazzoni Frascara ha voluto intitolare a Fulvio Bernardini, lo storico allenatore della squadra che conquistò l’ultimo scudetto datato 1964, l’uomo che vive e vivrà sempre in tutti i cuori dei tifosi rossoblù.
Terrazza Fulvio Bernardini è un’area di circa 900 mq, completamente di nuova realizzazione con pareti a vetrata, dove la presenza di un servizio catering di assoluto livello, salotti riservati, ampi bar, tecnologie audio e video all’avanguardia, sono alcuni degli elementi che garantiranno nei momenti di attesa, intervallo o dopo partita, un ambiente esclusivo e raffinato per vivere lo stadio in modo totalmente innovativo. Sono dieci i Salotti Panoramici posizionati in cima alla tribuna centrale: spazi riservati realizzati per una capienza di otto persone, climatizzati, supportati da monitor, dotati dei più moderni comfort e coordinati da personale di accoglienza privato.
Le Fotografie mostrano a sinistra la personalizzazione seggiolini distinti STREAM (pay tv) e a destra il Dall'Ara innevato, come spesso capita nei rigidi inverno della valle padana
È l’area dedicata più specificatamente al segmento corporate: le aziende infatti possono fruire dei loro salotti personalizzati per ottimizzare la visibilità della propria immagine, invitando i clienti per azioni di promozione e pubbliche relazioni. Le opere di rinnovamento rendono la Tribuna Centrale Dall’Ara uno stadio da vivere nel massimo comfort a partire dalla riqualificazione delle sedute, sia a livello di poltrone realizzate con sistema riscaldamento, sia a livello di visibilità con monitor per il replay e la pubblicità, fino ai servizi hospitality di massimo livello.
DAL 2009 INTITOLAZIONE DELLA CURVA NORD A GIACOMO BULGARELLI
Davanti ad un nutrito gruppo di tifosi, il 10 maggio 2009 la curva che da sempre ospita i sostenitori rossoblù è stata intitolata a Giacomo Bulgarelli, scomparso tre mesi prima. Quel giorno, il Presidente Francesca Menarini ha scoperto la targa dedicata al giocatore che nella storia ha raccolto più presenze di tutti con la maglia rossoblù (486): "Ci è sembrato giusto intitolare questa curva, il cuore pulsante del tifo, a Giacomo Bulgarelli, storico campione bolognese ed eterna bandiera rossoblù". Queste anche le parole riportate nella targa, collocata all'interno dell'ingresso dello stadio "Dall'Ara" su via Andrea Costa: "Curva Giacomo Bulgarelli, eterna bandiera rossoblù". Presenti alla cerimonia anche due giocatori del passato, entrambi compagni di squadra di Bulgarelli in quel Bologna che vinse lo scudetto nel 1963-64: Ezio Pascutti e Marino Perani.
DA OLTRE 80 ANNI UN TERRENO PERFETTO
Il fiore all’occhiello dell’impianto bolognese è però il manto erboso. In un periodo in cui i campi di gioco sono al centro di mille polemiche per la loro scarsa praticabilità (zolle che si staccano dal terreno, a volte quasi sabbioso, allagamenti, congelamenti, scarsa quantità e qualità dell’erba), il “Dall’Ara” ha sempre risposto all’appello, ospitando nel migliore dei modi le partite in tabellone, anche nelle condizioni climatiche più ostili. Il segreto del “Dall’Ara” sta nel vespaio collocato ad un metro di profondità e costituito da sassi di fiume disposti in modo da formare piccoli canali attraverso i quali l’acqua defluisce agevolmente; si tratta di una tecnica di drenaggio antica ma sempre all’avanguardia. Il mix di erbe, poi, garantisce la compattezza del manto erboso, che può affondare le radici in almeno 40 cm di terreno attivo. Questi ed altri accorgimenti hanno fatto sì che in 70 anni non si sia mai resa necessaria una rizollatura del campo del “Dall’Ara”, se non in una percentuale davvero minima. La tenuta del terreno di gioco è nota a livello continentale: il “Dall’Ara” è un vero valore aggiunto della realtà rossoblù.
Fonti: il web e Nazario Sauro Onofri, Vera Ottani, Dal Littoriale allo stadio: storia per immagini dell'impianto sportivo bolognese, Bologna, Consorzio Cooperative Costruzioni, 1990, p. 19.