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CLUB ROMAGNA ROSSOBLU

Presidente: PAOLO GRAZIANI
Tel: 335 369980
Mail:  Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 

Il Bologna Club Romagna “Secondo Ricci” nasce a settembre del 2015 sull’onda dell’immediato ritorno in Serie A del club felsineo.

E’ composto da un nucleo di tifosi cinquantenni, quasi tutti originari di Bagnacavallo in provincia di Ravenna, galvanizzati dall’arrivo del miliardario canadese Joey Saputo, riprendendo il filo interrottosi più o meno 15 anni prima che vedeva sul territorio una forte presenza di tifosi del Bologna, organizzati nel vicino Bologna Club Lugo di Romagna.

Partiamo proprio da qui per raccontare le origini del Club di Lugo di Romagna.

Nato nei primi anni ‘70 il Bologna Club Lugo di Romagna era il più grande Bologna Club d’Italia al di fuori della città di Bologna. 

Su un numero del “Rossoblu” (organo ufficiale del BFC) datato 1976, compariva un bel servizio, a firma Rinaldo Paolucci, con ampie interviste sulla vita del club.

Così riportava l’articolo: “(…) 320 soci a Lugo, 27 a Bagnacavallo, 25 a Fusignano, quasi 400 in tutto (…).”

L’epopea del club si sviluppa per un trentennio, riconoscibile da tutta la curva Andrea Costa per il pullman guidato da Vittorio Cortesi, che ogni domenica, con spirito di praticità “ecologista” scaricava davanti allo stadio un manipolo di innamorati dei colori rossoblù provenienti dalla Romagna. Altri che non vi avevano trovato posto venivano in auto. Molti soci erano presenti all’Olimpico di Roma, il pomeriggio della conquista della seconda Coppa Italia in finale contro il Palermo.

Tanti hanno conosciuto il ritiro di Sestola, affrontando il viaggio di andata e ritorno in occasione delle prime amichevoli di agosto.

Sono state molte anche le trasferte con il mitico pullman, almeno 4/5 l’anno.

Il pullman c’era anche il 5 giugno 1994 a Bologna, nel punto più basso della storia rossoblù, quando un 0-2 al Dall’Ara ai play-off di serie C contro la Spal condannò la squadra a rimanere in terza serie. Un episodio che chi presiede il club ora visse da protagonista. A fine partita gli ultras ingaggiarono dei tafferugli con la Polizia che rispose con i lacrimogeni e il pullman, parcheggiato davanti alla curva pronto come sempre a raccogliere i soci del club, si trovò proprio nel mezzo degli scontri.

L’età media dei soci era piuttosto alta, tanto che alcuni erano affetti da asma. La scena tragicomica che è impossibile dimenticare s’inscenò al momento dell’invocazione di tanti: “chiudete le porte e partiamo!”, quando per il caldo soffocante di quel pomeriggio ormai estivo tutti i finestrini del pullman erano aperti e il gas dei lacrimogeni entrò, creando un’atmosfera da tregenda. Si rideva e si piangeva, non solo per la sconfitta. Oltre al già citato Vittorio Cortesi, vanno ricordati con grande affetto i sostenitori di quegli anni, ormai quasi tutti scomparsi: Altini della ferramenta (a ogni nome corrispondeva un’attività commerciale che diveniva anche luogo di incontro e confronto), Bucchi (il presidente bancario), Lama (l’intellettuale), Vaccari della macelleria, Argelli a Fusignano, Rambelli a Bagnacavallo, Fenati il geometra, il mitico “Pimpinella” al secolo Giuseppe Campoli della tabaccheria, Bresadola della cartolibreria, il grande “maestro” Tazzari che al pianoforte accompagnava le cene al ristorante “San Francisco” di Lugo, spesso celebrate in compagnia dei giocatori, con meno vincoli di adesso, più semplicità e meno pose da star system.

Si organizzavano anche serate danzanti molto partecipate: al Baccara Music Hall di Lugo, grazie al fatto che Mazzari tifoso rossoblù ne fosse proprietario, o all’Hotel Molino Rosso di Imola.

L’età, sempre più “importante” dei soci fondatori, e la nascita delle pay-per-view impigrì l’attività del club. Venne affittato il locale di un’ex vineria in via Compagnoni a Lugo per vedere soprattutto le trasferte tutti insieme e sopperire alla giungla delle concessioni televisive: erano gli anni di Tele+ e StreamTV, che si erano divise le concessioni delle squadre di Serie A facendo lievitare i costi per gli appassionati, al tempo non ancora tutti attrezzati come accade ora.

Non che le cose oggi vadano molto meglio.

Il Bologna Club Lugo di Romagna finì per estinzione quasi naturale, pagando il prezzo dei deludenti risultati calcistici del Bologna FC, che contribuirono a non produrre un rinnovamento nella schiera degli appassionati.

Veniamo ad oggi.

Nel 2015 la voglia di scaldarsi il cuore con i ricordi del passato e di rinnovarli in un presente ricco di attese spinge i ragazzini o i giovani di allora a far rinascere e ripartire l’esperienza, collegandosi a qualche “superstite” della precedente esperienza.

L’attività del club Romagna si sviluppa in maniera analoga a quella di tanti altri club: cercando di organizzare cene con la presenza dei giocatori, per richiamare il maggior numero di tifosi e di simpatizzanti possibile, al fine di autofinanziarsi in previsione di iniziative con finalità benefiche.

Oltre a quelle messe in campo dal Centro di Coordinamento se ne segnalano in particolare due: l’acquisto di respiratori per l’Ospedale Civile di Lugo all’inizio della pandemia di Covid-19 e la donazione a “Linea Rosa” l’associazione ravennate che si batte contro la violenza sulle donne. 

Il punto più alto e importante del club lo si è toccato nel marzo del 2018 quando, con l’aiuto dell’amministrazione comunale è stata organizzata nei grandi spazi dell’ex Convento di San Francesco a Bagnacavallo una mostra fotografica e storiografica celebrativa su Secondo Ricci, terzino sinistro del grande Bologna, nato a Bagnacavallo l’8 ottobre del 1913, morto a Bagnacavallo il 13 gennaio 1984, a cui è intitolato lo stadio comunale di Bagnacavallo.

Secondo Ricci vestì la maglia del Bologna dal 1938 al 1950, collezionando 183 presenze e conquistando due scudetti nel 1938-39 e 1940-41. Grazie anche all’aiuto dei figli Anna e Marco Ricci (socio del club) si sono messi insieme reperti e documenti dell’epoca, oltre a un raro filmato dell’Istituto Luce in cui si documenta l’unica presenza di Ricci in Nazionale, avvenuta nella gara pareggiata 0-0 fra Italia e Romania nel 1940. Ricci era l’esatto opposto del giocatore “pop star” di oggi: agricoltore, persona semplice e schiva, pacata e misurata nei comportamenti e nelle parole, un signore di campagna che smesso di giocare tornò alla sua vita di tutti i giorni.

Giocatore moderno nell’interpretazione del ruolo, debuttò in Serie A il 16 ottobre 1938, in un Bologna-Lazio che finì 2-0, l’ultima partita diretta da Arpad Weisz sulla panchina del Bologna prima della fuga del grande tecnico ungherese lontano dalla bestialità delle leggi razziali.

Ricci venne premiato come miglior terzino italiano nel 1940 e ciò gli valse l’esordio in Nazionale.

Ricci era manovalanza del calcio, un grande senza sapere di esserlo, l’inchiostro sui giornali che infiammavano già la passione per il calcio scorreva soprattutto per le gesta dei cannonieri. Le cronache locali raccontano però dei suoi concittadini che per vedere giocare Ricci caricavano le panche sul cassone a cielo aperto di un camion e poi stipati come sardine e stracarichi di entusiasmo partivano all’avventura per vedere da vicino le gesta del loro campione. Chi ha conosciuto Ricci in età avanzata ricorda invece un signore impeccabile, in giacca cravatta e cappello, ormai da tempo solo appassionato tifoso. A noi Secondo piace ricordarlo così: vincente sul campo e desideroso nell’ultimo tratto della sua vita di vedere altri proseguire le sue gesta per coprire ancora di gloria quella maglia.

In occasione della mostra, che raccolse oltre che foto e cimeli anche alcune maglie dell’epoca, messe a disposizione dal collezionista Luciano Bigoli, si svolse un convegno a cui intervenne il giornalista e storico rossoblù Carlo Felice Chiesa sul tema “Il calcio Secondo Ricci: come rotolava la palla negli anni ‘30”.

In un’altra serata si organizzò la proiezione del film di Orfeo Orlando “Sono Cesare ma chiamatemi Mimmo”, cortometraggio sulla vita di Cesare Alberti, grande bomber rossoblù degli anni venti.

La mostra su Ricci venne replicata nell’aprile del 2018 a Boncellino di Bagnacavallo, frazione di campagna dove viveva il grande Secondo, in occasione della tradizionale sagra annuale.

Il numero dei soci del Bologna Club Romagna “Secondo Ricci” oscilla, un po’ come la classifica del Bologna, fra i 60 e i 90 soci ogni anno, adesioni raccolte nei Comuni del ravennate: Bagnacavallo, Cotignola, Lugo, Ravenna, Conselice., dove in passato sono esistiti anche club autonomi. Il socio più anziano ha 90 anni e si chiama Bruno Rossi, vive a Ravenna e ha vissuto la sua prima partita allo stadio in occasione di Bologna-Pescara il 14 maggio 2017. Il club non ha una sede vera e propria: il Bar Centrale di Lugo ospita lo striscione del club e accoglie con piena disponibilità chi volesse frequentarlo per vedere in tv le gesta del grande amato Bologna.